Le gambe delle donne
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Vacanze Romane

Se c’è un film che ha saputo catturare la magia di Roma e l’eleganza senza tempo del cinema classico, quello è “Vacanze Romane” (Roman Holiday), diretto da William Wyler nel 1953. Protagonisti assoluti: la principessa Anna, interpretata da una giovane e incantevole Audrey Hepburn, e il giornalista americano Joe Bradley, con il volto rassicurante di Gregory Peck. La trama è una favola moderna: una principessa in visita ufficiale nella Città Eterna decide di prendersi una pausa dagli obblighi reali e, complice un sedativo, si ritrova a vagabondare per Roma in incognito. L’incontro casuale con Joe dà il via a una giornata indimenticabile tra monumenti, Vespa e sogni di libertà, in un crescendo di emozioni che culminano in un addio dolceamaro, destinato a restare nella storia del cinema.

Le gambe di Anita Ekberg
Le gambe di Anita Ekberg

Girato in un bianco e nero che esalta la bellezza della città, “Vacanze Romane” ha consacrato Audrey Hepburn come icona di stile e grazia, regalando al pubblico una delle storie d’amore più romantiche e malinconiche di sempre. Il film è stato un successo di critica e pubblico, vincendo tre Oscar e ricevendo un’accoglienza entusiasta che dura ancora oggi.

Diciamo la verità: è impossibile guardare “vacanze romane” con gli stessi occhi di uno spettatore degli anni cinquanta, però si può provare a immaginare l’effetto che ha avuto questo film, all’epoca. Personalmente penso che abbia contribuire a creare alcuni miti dell’immaginario collettivo, come la Vespa o l’Italia che deve essere sembrato un luogo fantastico agli stranieri.

Le gambe di Anita Ekberg
Le gambe di Anita Ekberg

Anita Ekberg: la bellezza giunonica scandinava

Ma se parliamo di gambe da sogno e di donne che hanno lasciato il segno nel cinema italiano, non possiamo non citare Anita Ekberg. Svedese, Miss Svezia, bionda e con un fisico da vera dea nordica, Anita è diventata immortale grazie a una scena che ha fatto la storia: il bagno notturno nella Fontana di Trevi in “La Dolce Vita” di Fellini. E qui, cari amici di LGDD, le sue gambe sono protagoniste assolute.

Anita Ekberg non era solo una bellezza da copertina: il suo fisico “giunonico” – termine che sembra inventato per lei – la distingueva da tutte le altre attrici dell’epoca. Alta, formosa, con gambe lunghe e tornite, Anita rappresentava un ideale di femminilità generoso e prorompente, lontano dagli stereotipi filiformi che hanno poi dominato la moda. Le sue gambe, spesso nude o avvolte in calze che ne esaltavano la forma, sono diventate un simbolo di sensualità e potenza, tanto che Fellini la definì “un dono di Dio, meritevole di adorazione”.

Anita Ekberg con le calze a rete
Anita Ekberg con le calze a rete

Non era solo una questione di centimetri – anche se, diciamolo, Anita ne aveva da vendere – ma di presenza scenica. Quando entrava in scena, la Ekberg riempiva lo schermo: le sue gambe non erano solo belle, erano monumentali, come le colonne di un tempio romano. E non a caso, la scena della Fontana di Trevi, con lei a gambe nude nell’acqua gelida, è diventata una delle immagini più iconiche del cinema mondiale.

La cosa buffa è che Anita era alta “solo” 169 centimetri, eppure sono pronto a scommettere che tutti ce la ricordiamo come una sellerona enorme, tutto merito del suo fisico eccezionale e delle sue gamba infinite.

Anita era consapevole del suo fascino e lo usava con intelligenza, ma non si lasciava ridurre a una semplice “bambolona”. Era ironica, indipendente, capace di difendersi da sola (anche letteralmente: si racconta che una volta scoccò una freccia contro un paparazzo troppo invadente!). La sua bellezza giunonica era una dichiarazione d’intenti: la donna vera, piena, generosa nelle forme e nello spirito.

Anita Ekberg telefonava così
Anita Ekberg telefonava così

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