Le gambe delle donne
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Patrizia Adiutori: bellezza dimenticata del cinema italiano

Ci sono piedi e gambe che si scaldano davanti al fuoco di un caminetto, e in quell’immagine semplice e intima c’è tutta la poesia del cinema che fu. Quelli che vediamo nello spezzone che pubblichiamo appartengono a Patrizia Adiutori, un nome che oggi dirà poco ai più giovani, ma che per noi “diversamente giovani” evoca ricordi di sale cinematografiche fumose e di pomeriggi passati a sognare davanti allo schermo.

Piedi e gambe di Patrizia Adiutori

Una stella caduta troppo presto

Patrizia Adiutori rappresenta perfettamente quella categoria di attrici che hanno illuminato il cinema italiano degli anni ’70 senza mai raggiungere la fama delle grandi star. Nata a Roma nel 1950, morta prematuramente nel 2005, ha attraversato come una meteora il panorama cinematografico italiano in un periodo irripetibile.

La sua carriera, iniziata nel 1969 con “I peccati di Madame Bovary”, si è sviluppata in quel decennio magico in cui il cinema italiano produceva a ritmo forsennato commedie sexy, gialli, thriller e film di genere che oggi sono diventati oggetto di culto internazionale.

Il volto di un’epoca

Patrizia non aveva la caratura internazionale di Edwige Fenech, né la popolarità esplosiva di Gloria Guida o Barbara Bouchet. Era piuttosto una di quelle “seconde linee” che rendevano speciale il cinema di quegli anni: bellissima, elegante, capace di essere sensuale senza mai cadere nel volgare.

Il suo nome compare nei cast di film che hanno segnato la nostra adolescenza: “Giovannona Coscialunga disonorata con onore” (1972) di Sergio Martino, dove recitava accanto a Edwige Fenech e Pippo Franco; “L’istruttoria è chiusa: dimentichi” (1971) di Damiano Damiani, un thriller politico serio dove era l’unica presenza femminile al fianco di Franco Nero e Riccardo Cucciolla.

La commedia sexy e le sue protagoniste

Gli anni ’70 del cinema italiano sono stati caratterizzati da un fenomeno unico: la commedia sexy all’italiana. Film come “Giovannona Coscialunga” non erano capolavori, diciamolo pure, ma avevano qualcosa che oggi non riusciamo più a trovare: una spensieratezza, una leggerezza, una capacità di far sognare che andava oltre la qualità della sceneggiatura.

In questo contesto, attrici come Patrizia Adiutori erano essenziali. Non dovevano essere delle primedonne, ma dovevano saper essere belle, credibili e soprattutto capaci di incarnare quella femminilità italiana che faceva sognare generazioni di spettatori.

Patrizia Adiutori
Patrizia Adiutori

Gambe che raccontano storie

Tornando a quello spezzone che abbiamo voluto condividere: Patrizia che si scalda i piedi davanti al fuoco. È un’immagine intima, quotidiana, che però racchiude tutto il fascino di quegli anni. Quelle gambe, perfettamente tornite, raccontano una storia di bellezza naturale, di eleganza non ostentata.

Non sappiamo da quale film sia tratto lo spezzone, e in fondo non è nemmeno importante. Quello che conta è che in quell’immagine c’è tutta l’essenza di un periodo in cui la bellezza femminile era celebrata con rispetto e ammirazione, senza le sovrastrutture di oggi.

Il tributo necessario

Questo articolo vuole essere un tributo non solo a Patrizia Adiutori, ma a tutte le attrici “minori” di quegli anni che hanno contribuito a rendere magico il nostro cinema. Donne come Adriana Facchetti, Danika La Loggia, Francesca Romana Coluzzi, che spesso facevano le “spalle” alle grandi star ma che erano altrettanto belle e talentuose.

Erano i volti del cinema popolare italiano, quello che riempiva le sale e faceva sognare il pubblico. Non pretendevano di vincere premi internazionali, ma sapevano fare il loro mestiere con professionalità e grazia.

La bellezza di un’epoca irripetibile

Guardando oggi quegli spezzoni, quello che colpisce è la naturalezza di quelle donne. Patrizia Adiutori, anche in una scena così semplice come quella del caminetto, emanava una femminilità autentica, non costruita a tavolino da pubblicitari e social media manager.

Le sue gambe, che si scaldano davanti al fuoco, sono un simbolo di quella bellezza italiana degli anni ’70: sensuale ma mai volgare, elegante senza essere artificiosa, capace di emozionare senza bisogno di effetti speciali.

Il cinema che non c’è più

Film come “I corpi presentano tracce di violenza carnale” (1973) o “Canterbury No. 2 – Nuove storie d’amore del ‘300” (1973) non passeranno certo alla storia del cinema, ma rappresentano un patrimonio culturale che stiamo perdendo. In quei film c’era un’Italia che non esiste più, con i suoi vizi e le sue virtù, le sue contraddizioni e i suoi sogni.

Patrizia Adiutori era parte integrante di quel mondo, una tessera di quel mosaico colorato e vitale che era il cinema italiano degli anni ’70. Non era la protagonista assoluta, ma era indispensabile per rendere credibile quel universo di provincia e di periferia, di sogni piccolo-borghesi e di trasgressioni domenicali.

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