L’altro giorno mi è capitato di riflettere su una domanda che probabilmente molte donne della mia generazione si sono poste: che messaggio mandiamo quando scegliamo di indossare pantaloni invece di una gonna?
So che può sembrare una domanda antiquata, ma credetemi, per chi ha vissuto il cambiamento radicale che c’è stato negli ultimi quarant’anni, non lo è affatto.
Quando i Pantaloni Erano una Dichiarazione
Ricordo perfettamente l’epoca in cui una donna in pantaloni in un contesto professionale faceva girare la testa – e non sempre in senso positivo. Era la fine degli anni ’80, e io lavoravo in un ambiente dove il dress code femminile era rigidissimo: gonna al ginocchio, sempre. I pantaloni non erano nemmeno contemplati.
Eppure, ogni tanto, incontravo donne che sfidavano queste convenzioni. Ricordo una volta di aver assistito a una presentazione di lavoro dove il gruppo era composto interamente da donne in completo pantalone. Una di loro indossava persino una cravatta.
Devo ammettere che rimasi completamente distratta da quello che dicevano. Non riuscivo a concentrarmi sui contenuti della presentazione perché ero troppo colpita dalla loro scelta estetica. Era chiaramente un tentativo deliberato di apparire il più possibile “non-femminili” nel senso tradizionale del termine.
E funzionò: quella riunione me la ricordo ancora oggi, anche se non ricordo una parola di quello che dissero.
I Gradi della Femminilità
Con gli anni ho imparato che non tutte le donne che scelgono i pantaloni lo fanno per lo stesso motivo. C’è una grande differenza tra chi li indossa sempre, come dichiarazione di principio, e chi li alterna alle gonne per varietà o praticità.
Ho sempre nutrito un enorme rispetto per quelle donne che, anche negli anni ’90 e 2000, sceglievano di non indossare mai pantaloni in ambito professionale. Ricordo una giovane studentessa di medicina che mi disse una volta: “Io associo i pantaloni al tempo libero. In un ambiente professionale indosso sempre gonne perché le considero più appropriate.”
Sentire quelle parole da una ventenne mi fece tornare la fiducia nell’eleganza femminile!
La Questione del Messaggio
Ma torniamo alla domanda originale: che messaggio mandiamo? Io credo che ogni scelta di abbigliamento comunichi qualcosa, che ce ne rendiamo conto o no.
Una donna che indossa sempre pantaloni potrebbe star dicendo: “Non voglio che la mia femminilità sia un fattore nelle valutazioni professionali.” Ed è un messaggio comprensibile e legittimo.
Una donna che sceglie prevalentemente gonne potrebbe dire: “Sono orgogliosa della mia femminilità e non la considero un ostacolo professionale.”
Il problema nasce quando una delle due scelte viene considerata automaticamente “migliore” dell’altra.
La Perdita delle Regole
Quello che mi colpisce di più, però, è come siano sparite completamente le regole di appropriatezza. Negli anni ’70, quando ero ragazza, c’erano codici chiari: si indossavano abiti per certe occasioni, pantaloni per altre. Non era oppressivo – era semplicemente un modo di mostrare rispetto per il contesto e per le altre persone.
Oggi vedo donne (e uomini) che si presentano a teatro in jeans strappati, o che vanno a una cena elegante in tuta. È come se l’idea stessa di “vestirsi per l’occasione” fosse diventata antiquata.
Una volta una mia amica mi disse: “Il problema è che abbiamo buttato via le regole del vestire insieme alle regole morali repressive. Ma non erano la stessa cosa.”
Aveva ragione. Vestirsi appropriatamente non è sottomissione – è educazione.
Il Dettaglio che Fa la Differenza
C’è una cosa, però, che mi ha sempre colpito negativamente: molte donne che passano ai pantaloni smettono completamente di indossare calze. Come se pantaloni significasse automaticamente calzini da uomo o, peggio ancora, gambe nude.
Per me questo è sempre stato incomprensibile. Una donna può essere elegantissima in pantaloni, ma solo se mantiene l’attenzione ai dettagli femminili. Belle calze sotto i pantaloni fanno tutta la differenza del mondo – non quelle orribili “calze da pantaloni” che cerca di venderci l’industria, ma vere calze femminili, magari al ginocchio.
È quella cura per i dettagli che distingue una donna elegante da una che si è semplicemente “vestita”.
Educare con l’Esempio
Il vero problema, secondo me, è che stiamo perdendo la trasmissione generazionale dell’eleganza. Le bambine di oggi non vedono le loro madri vestirsi con cura quotidianamente. Vedono jeans e magliette, praticità estrema, casualità costante.
Quando ero piccola, vedevo mia madre scegliere con cura l’abito per ogni occasione, abbinare scarpe e borsetta, indossare sempre le calze. Non era vanità – era rispetto per se stessa e per gli altri.
Oggi le madri lavoratrici, comprensibilmente stanche, scelgono la strada più semplice. Ma cosa imparano le loro figlie? Che vestirsi bene è superfluo, che l’apparenza non conta, che la comodità è l’unico valore.
Una Questione di Scelta Consapevole
Non sto dicendo che i pantaloni siano sbagliati – anzi, credo che siano stati una conquista importante per le donne. Hanno dato libertà di movimento e di espressione che prima non c’era.
Quello che rimpiango è la perdita della consapevolezza nella scelta. Oggi molte donne indossano pantaloni perché è più facile, non perché abbiano riflettuto su cosa vogliono comunicare.
La vera eleganza sta nel fare scelte consapevoli: se scelgo pantaloni, li scelgo per una ragione precisa e li indosso con cura. Se scelgo una gonna, lo faccio altrettanto consapevolmente.
Il Futuro dell’Eleganza
Spero che un giorno torneremo a valorizzare l’arte del vestirsi bene, indipendentemente dal capo scelto. Che sia pantaloni o gonna, l’importante è che sia una scelta fatta con attenzione e rispetto – per se stesse, per l’occasione, per le persone che incontriamo.
Perché alla fine, quello che conta davvero non è se indossiamo pantaloni o gonne, ma se lo facciamo con eleganza e consapevolezza.
E naturalmente, con delle belle calze!